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      Ho letto, e meditato la tua lettera. Io non sono né il capo, né il direttore dell'impresa - ma nulladimeno potrò insinuare molti buoni principî al giovane Leondarachis, il quale è il centro di tutto. - I miei articoli procurerò sieno scritti secondo quei principî che tu raccomandi... Il tuo articolino sarà inserito nel terzo fascicolo. - Io faccio un dialoghetto diretto a togliere dalla mente del popolo quel pregiudizio comune - che si debbano rispettare le cose le quali ci sono state lasciate dai nostri antenati.
      Il Leondarachis era un giovane greco, amico del Montanelli, che allora dirigeva, a Pisa, la tipografia Capurro. Ben presto lo vedremo sorvegliato dalla polizia come sospetto editore di stampe clandestine patriottiche. Sui primi di gennaio del '33 nuova lettera del Montanelli al Tommaseo per esprimere talune sue riserve a due articoli da lui mandati all'«Educatore». Non aveva ancora vent'anni, il redattore del giornaletto, eppure si sentiva già da tanto da dire schiettamente la sua al già illustre Tommaseo; uno di questi articoli non gli pareva «accomodato alle circostanze attuali» dell'Italia.
      Non bisogna predicare confidenza nello straniero al popolo - di cui vogliamo servirci per liberare questa povera patria dall'invasione ecc. ecc. - Verrà un tempo in cui il principio della fratellanza dei popoli risuonerà sul labbro di tutti. Per ora può giovare un poco d'egoismo nazionale... Ti dirò ancora che il linguaggio dei tuoi articoli mi sembra un poco troppo ascetico. Bisogna valersi delle idee religiose, e rieccitarle in tutti i cuori profondamente - ma ci sono certe formule che non convengono agli scritti d'un giornale, e che potrebbero renderci ridicoli nel cominciamento dell'opera.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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