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      La prima lettera è del 25 novembre 1831(150) e s'inizia con un riferimento alla conoscenza fatta dal Viesseux, a Firenze, due mesi prima. Il Montanelli aveva poco piú di diciotto anni ed era appena laureato: pure lo si era già ammesso agli onori della collaborazione all'«Antologia», l'unica rivista italiana che varcasse allora le Alpi, l'unica che stacciasse ben bene, prima di accettarli, i candidati collaboratori. Erano stati molto probabilmente il Centofanti e il Carmignani a procurare al loro discepolo questa soddisfazione, certo piú ambita e invidiabile di uno straccio di laurea. Scrivere nell'«Antologia» voleva dire, infatti, allinearsi nella stessa schiera col fior fiore dell'intelligenza italiana, saper la propria prosa messa sott'occhio di lettori di primissima scelta e di gusto veramente raffinato; scrivere nell'«Antologia» valeva anche una distinzione d'altra natura, non meno ambita: una distinzione politica. Non era giornale di parte, ché anzi fu merito del Viesseux il mantenerlo sempre sulla linea di quello spregiudicato eclettismo che era valso ad assimilarle un cosí denso pubblico, ma era inteso, o per lo meno si risapeva, che firme dell'«Antologia» erano tutte di patrioti provati, con l'Italia in cima dei pensieri e non importa se proprio l'Italia una, ma certo l'Italia: purgata dai barbari, e riconsacrata ai suoi antichi, alti destini.
      Il Viesseux - come del resto tutti i buoni direttori di riviste - cominciava cosí, con le reclute: le metteva al banco di prova delle recensioni, per poi - se meritavano - promuoverle al rango di articolisti.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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