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      Anche il Montanelli seguí la trafila. Il primo suo scritto accettato dal Viesseux fu una severa recensione a due operette di un certo abate Orlandi, Apologia delle Scienze e delle Arti. Elogio delle principali scoperte. Firenze 1831. Fu pubblicata nel fascicolo di dicembre 1831(151), non senza prima aver subito, a sua volta, l'esperta critica del Viesseux. «Tanto mi sono dispiaciute le cose discorse da questo Autore, che non ho potuto fare a meno di stendere alcune idee in una notizia letteraria», scriveva il Montanelli al Viesseux, il 16 dicembre; e cinque giorni dopo:
      Con sommo piacere ho inteso dalla sua gentilissima lettera del 20 corr., che il mio articolo ha incontrato la di lei approvazione. Ciò mi incoraggisce non poco, e mi anima a seguire con ardore la carriera che ho intrapresa. Modificherò volentieri quelle espressioni un poco pungenti che mi sono sfuggite nell'impeto della composizione. Fu il lavoro di una mattinata e non ebbi tempo di riflettervi sopra gran cosa. Ma è troppo giusto e ragionevole che nella critica si conservi sempre quella dignità, che conviene allo stato attuale delle cognizioni ed è il carattere distintivo della vera sapienza. La prego ad indicarmi i luoghi che desidera precisamente mutati nella stampa che mi rimetterà(152).
      Cosí il «patriarca del giornalismo italiano», come assai piú tardi lo definirà il Montanelli, insegnava il mestiere ai «pivellini»(153).
      L'articolino, cosí, riuscí una buona cosa, senza pretese, ma chiaro e suadente: anche oggi, a leggerlo, si capisce che il Montanelli aveva ricavato dagli studi fatti un'abitudine alla precisione e alla concretezza, anche filosofica, non proprio comune.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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