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      La prima delle quali era di non contradire al disegno federale convenuto a Plombières...; la seconda di non accrescere difficoltà a un moto napoletano, il quale costringesse il Borbone ad unire alla Francia e al Piemonte le sue milizie contro l'Austria. Ciò non vuol dire che il disegno federale francese mi sembrasse preferibile all'unità regia bene intesa.
      Dove immediatamente si scorge come fino da allora il Montanelli subordinasse la soluzione del problema che piú gli stava a cuore, quello toscano, alla soluzione integrale del problema d'Italia; e anche come in lui durasse viva e cocente la memoria del '48, allorquando l'affrettata annessione della Lombardia al Piemonte aveva in qualche modo trasformato la guerra «nazionale» in una impresa ad apparente, esclusivo profitto della dinastia di Savoia.
      Senonché si volle e si vuole dai suoi detrattori che fino da quella prima metà di maggio egli andasse invece già intrigando negli ambienti imperiali, ad Alessandria, per propugnare la candidatura del principe Napoleone al trono toscano(203). Somma ingiustizia degli uomini e delle cose! Mentre il Montanelli militava in Acqui, felice di trovarsi fra quella gioventú animosamente impaziente di entrare in linea(204), e risoluto a non occuparsi per allora di cose politiche, un influente personaggio toscano, già vecchio amico suo, ma poi tra gli oppositori del suo ministero e quind'innanzi sempre contrarissimo a lui, il Salvagnoli, si presentava, come ognun sa, il 17 maggio, all'imperatore, formalmente richiedendolo, fra l'altro, di mandare un corpo di truppe francesi in Toscana, per salvarla dai temuti eccessi dell'estremismo mazziniano.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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