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      Come reagire se non in qualche modo impadronendosi delle idee diffuse nella «piazza» per tentare di controllarne l'attuazione, strappando cosí l'iniziativa agli agitatori? Tale fu in effetti la sapientissima manovra concepita ed eseguita dal Ricasoli indipendentemente affatto dalle istruzioni torinesi, se non proprio in contrasto con esse(251). L'impressione che si ricava dai documenti fin qui venuti alla luce è che il progetto montanelliano dell'indirizzo municipale venisse insomma adottato nella sostanza, ma abilmente modificato, per mano del Salvagnoli, in quella che era la sua formulazione unitaria: l'espressione di «re d'Italia», la quale d'altronde era già stata usata in precedenza, venne, sí, mantenuta, ma s'introdusse al posto dell'altra «Regno d'Italia», quella, generica, di «famiglia italiana»(252), sopprimendo altresí ogni accenno alla Francia e, in particolare, al codice Napoleone(253). Cosí alterato, l'indirizzo cominciò a circolare in Firenze il 16 di giugno: gli amici del ministero provvedevano intanto a trasmetterlo in provincia con raccomandazione ai gonfalonieri di farlo votare dai rispettivi consigli. All'insaputa dello stesso Salvagnoli, suo alter ego, il Ricasoli fece anche di piú: si mise cioè d'accordo col Dolfi perché questi diramasse per suo conto e apparentemente di sua propria iniziativa una circolare ai gonfalonieri toscani, invitandoli a fargli recapitare gli ordini del giorno di approvazione del patriottico indirizzo(254).
      Le reazioni da parte degli autonomisti e in particolare del gruppo dei cosí detti «georgofìli» furono, si sa, vivacissime(255); comunque fu proprio questo, a quel che sembra, il punto di partenza delle poi tanto celebrate manifestazioni municipali toscane: le quali, iniziatesi a Siena, il 17 di giugno(256), indi seguite a Montepulciano, a Livorno, a Pistoia, a Pisa, a Fucecchio (patria del Montanelli)(257), e in piú luoghi accompagnate da plebiscitarie adesioni della popolazione (onde si poté dire che costituirono in certo modo una prima prova del suffragio universale in Toscana)(258), vennero ad assumere un ritmo precipitoso, e, vorremmo dire, «totalitario», nei giorni immediatamente seguenti all'armistizio.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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