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      Ma il vecchio agitatore non era affatto dell'opinione che la Toscana abbisognasse di straordinari apprestamenti difensivi. «Voi avete bisogno d'un plebiscito, di una urna per lo scrutinio, e non d'un esercito», diceva. Al che i due patrioti toscani opponevano l'eventualità di un intervento austriaco o austro-francese. Un intervento? Ma era un'ipotesi assurda, replicava il Kossuth. Del resto perché non se ne sinceravano il Bianchi e il Montanelli, sollecitando esplicite assicurazioni a Palazzo reale? Fu allora, secondo la versione dello stesso Kossuth, che il Montanelli annuendo al consiglio, si precipitò in piazza Castello «agitando furiosamente il suo unico (?!) braccio. Una mezz'ora dopo ritorna, irrompe nella mia stanza, mi getta le braccia al collo: Niente intervento! niente intervento! Il re mi ha dato la sua parola d'onore!»(295).
      Scrivendo parecchi anni piú tardi i suoi ricordi di quegli anni fortunosissimi, il Kossuth si lasciò sfuggire parecchie inesattezze; in questo caso, oltre a... tagliare un braccio al nostro Montanelli, egli scambiò l'imperatore col re, o almeno il Montanelli col Bianchi; il Montanelli infatti ottenne udienza, la sera del 15, da Napoleone III(296), mentre fu il Bianchi che l'ebbe da Vittorio Emanuele. Ma, a parte questo, il suo racconto, colorito e vivace, resta sostanzialmente esatto. Come si svolse il colloquio fra il Montanelli e l'imperatore? E dal suo augusto interlocutore non altro seppe il Montanelli se non che le restaurazioni non sarebbero state imposte «armata manu»? Il Kossuth a questo proposito tace: bisogna dunque ricorrere ad altre testimonianze.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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