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      Tutta la sua esperienza anteriore, e l'istinto, che non è in buona parte che un derivato incosciente di tale esperienza, lo assistono inavvertitamente quando egli agisce).
      Ma torniamo ad Aspromonte e a Mentana e diciamo pure, per quanto strana possa suonare tale affermazione, e quasi irriverente, che costituirono anch'esse un successo della Destra(404), quanto doloroso e sofferto, non è chi non sappia. Si doveva fermare Garibaldi sulla via di Roma, e a volte i garibaldini e perfino il loro duce finsero di non intenderne le ragioni, ma bisognava pure che Garibaldi - ossia l'incarnazione della esasperata e indocile volontà popolare, quale in parte fu, e in parte assai maggiore si volle far credere che fosse - sulla via di Roma si avviasse. E ci si avviò due volte, e la prima fu arrestato dagli schioppi italiani, l'altra dai piú efficaci e moderni francesi. Tutte e due le volte, pur nell'ansia e nel lutto, l'Italia sentí che si era avvicinata in effetto all'agognata meta e che ormai, con quel sangue versato, se l'era meritata anche di piú, Roma.
      Russia e Prussia riconobbero il regno solo dopo Sarnico, che fu il prologo di Aspromonte(405). Palmerston scriveva a Russell, presidente del Consiglio dei ministri d'Inghilterra - il quale opinava, 6 ottobre 1862, che nessun ministro italiano avrebbe potuto condursi meglio di Rattazzi (lettera a Hudson, 6 ottobre) - che gli pareva che questo «Garibaldi affair» offrisse una ottima opportunità per chiedere con qualche energia, a Napoleone se non gli pareva giunto il momento di sgombrare Roma.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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