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      Esperienza viva.
      I metodi seguiti dalla Destra sono, è vero, quelli stessi all'osservanza dei quali sono tenuti, si sa, tutti i governi parlamentari; ma si deve pensare che essi costituivano una novità assoluta per due terzi d'Italia e che il loro retto funzionamento era gravemente ostacolato dagli umori e dai residui rivoluzionari che fino a tutto il 1870 continuarono a serpeggiare per il paese. Eppure si potrebbe obiettare: la fatica costituzionale della Destra, di fronte a quella analoga dei moderni governi parlamentari, non era singolarmente agevolata dall'allora vigente suffragio ristretto (mezzo milione di elettori) e dall'assenza dei grandi partiti di masse? In altri termini: non si presenta l'esperienza della Destra ormai come qualcosa di definitivamente chiuso, non costituisce essa un buon campo di sfruttamento unicamente per gli storici eruditi? Non è forse da negarsi qualunque stretta continuità, e interdipendenza tra quella esperienza e quella che viviamo noi, ora che il governare si fonda, generalmente, sul consenso e il controllo della grande maggioranza della popolazione? Niente di tutto questo. Suffragio universale presuppone generalmente organizzazione, piú o meno progredita, delle masse le quali, individuati i loro interessi di categorie, li perseguono in contrasto piú o meno accentuato con gli interessi di altre categorie; significa cioè riconoscimento politico (legalizzazione) di un mutamento di posizione verificatosi nell'ordine sociale. Ma com'è noto, esso porta con sé, come naturale conseguenza, una generale diminuzione di interesse per le questioni politiche propriamente dette, di fronte al porsi e all'imporsi delle grandi questioni sociali.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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