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      Alcune minoranze di operai della grande industria si mostrano, intorno al 1870, già provviste di un vero e proprio sentimento di classe.
      Le grandi masse agricole, invece, hanno in generale accolto con ostilità le novità politiche e i pesi del regime nazionale; giacciono inerti in una plumbea immobilità, rotta soltanto da disordinati sfoghi di malcontento, ignare di ogni organizzazione, incapaci di attirare l'attenzione durevole delle classi dirigenti sui propri bisogni, gravate dalla secolare ignoranza. Troveranno una nuova vita nell'emigrazione transoceanica; ma questa, intorno al 1870, si presenta piú come una promessa per l'avvenire che come un immediato vantaggio.
     
      I partiti politici e il problema sociale.
      Tentar di classificare i punti di vista sotto i quali, fra il 1860 e il 1870, era considerata in Italia la questione sociale è un po' arbitrario: la classificazione suppone una certa immobilità di posizioni, che in realtà sono mutevoli, e non può tener conto delle zone intermedie tra partito e partito; ma una classificazione, sia pure sommaria e grossolana, è tuttavia utile a chiarire quello che avviene in Italia nel 1871. Con queste cautele, mi sembra di poter precisare le varie posizioni come segue:
      a) Clericali. Del disagio in cui versano le classi povere, sono responsabili tutti coloro che hanno cooperato a fondare l'Italia una e indipendente rovesciando gli antichi regimi e spogliando il papato; scalzando il sentimento religioso, essi hanno tolto alle masse l'unico conforto.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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