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      Nell'educazione e nella istruzione diffuse fidano entrambe queste correnti: l'operaio diventerà ragionevole e fuggirà i demagoghi.
      c) Mazziniani. Nei gruppi di sinistra o «d'azione», il problema sociale è agitato prevalentemente dai mazziniani: non hanno essi idea di un proletariato vero e proprio, come quello che si forma dovunque si sviluppano le grandi industrie; in tutta Italia non vedono che artigianato e non pensano che a questo. Il problema sociale è uno degli elementi del problema di rinnovamento generale che incombe al paese.
      Le classi operaie conquisteranno il diritto all'emancipazione partecipando alla lotta politica; questa, realizzata la completa unità della patria, darà la cosa pubblica in mano ai repubblicani. Le organizzazioni operaie, promosse e favorite con fervore, debbono essere specialmente centri di propaganda e di azione unitaria e repubblicana. Suggerendo agli operai tutte quelle provvidenze atte a migliorare i rapporti tra capitale e lavoro, i mazziniani condannano generalmente lo sciopero, nutrono fiducia nell'aiuto che le classi medie volontariamente presteranno alla elevazione delle classi artigiane; il principio della lotta di classe viene respinto. Ma il proletariato non speri in un radicale miglioramento delle sue condizioni se non da un radicale mutamento della costituzione politica del suo paese. Il massimo impulso, che i mazziniani imprimono al moto operaio, si ha tra il 1861 e il 1865.
      d) Bakunisti. Il programma anarchico collettivista di Bakunin (il quale soggiorna in Italia tra il 1864 e il 1867) si propaga dapprima segretamente tra pochi isolati e viene attenuato notevolmente non appena trovi modo di farsi noto pubblicamente.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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