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      Premetto ch'io non son di quelli che ritengono contenere il programma di Mazzini la soluzione integrale del problema sociale; credo anzi che tale programma, quale Mazzini lo delineò, non possa piú informare di sé un partito vivo e operante, profondamente innestato nelle radici vitali della nazione. Parlo volutamente di Mazzini, trascurando gli altri teorici nostrali del repubblicanesimo, perché da lui son discese e a lui si son costantemente ispirate la dottrina e la prassi del partito repubblicano italiano nel campo sociale, che è quello che presentemente c'interessa. Mazzini, non v'è dubbio, sta ai repubblicani come Marx ai socialisti, e forse piú ancora; ché un revisionismo mazziniano paragonabile sia pure alla lontana con quello marxista non s'è mai avuto; nel che sta, per me, la massima prova d'insufficienza del mazzinianismo.
      Credo per contro che di un bagno di mazzinianismo - e se volete solo o soprattutto di spirito mazziniano, rettamente inteso - possa molto avvantaggiarsi il movimento socialista, che ora, ricco di una durissima esperienza, va dolorosamente riprendendo il suo cammino; se non altro è ormai chiaro a tutti che la pregiudiziale repubblicana è destinata a diventare comune denominatore di tutte le correnti sinceramente democratiche.
      Il fascismo, che ha salutarmente aperto gli occhi a molta gente e affrettato processi di composizione e di decomposizione lentamente maturantisi, ha in sostanza, io penso, segnato la vittoria del principio repubblicano e, nello stesso tempo, probabilmente firmato l'atto di morte di un partito repubblicano italiano; d'ora innanzi, invece di repubblicani tout court, avremo dei socialisti repubblicani, dei democratici repubblicani, e perché no?, dei cattolici repubblicani.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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