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      Forse molti ignorano ancora che Mazzini fu per quattro anni un amico dell'Internazionale.
      Strano a dirsi, Bakunin, un forestiere, riesce in un battibaleno a radunare intorno a sé e al suo programma di rivoluzione sociale, direi a rivelare a sé medesimi, un non esiguo gruppetto di democratici, mazziniani e garibaldini. Gli è che la propaganda attivissima del libero pensiero e la fortuna incontrata dalle correnti positivistiche che, fuori dagli ambienti piú colti, si traducevano in gretto materialismo, hanno preparato al socialismo un terreno assai favorevole. Bakunin non fa che approfittarne con abilità e con fortuna, rivolgendosi dapprima a una ristretta élite di intellettuali, quindi a un piú vasto pubblico di operai e di artigiani, ai quali riesce a insinuare il sospetto che Mazzini non ad altro tenda, col suo programma sociale a scartamento ridotto, che a solleticare i lavoratori per ottenere l'aiuto nella lotta per la conquista del potere politico.
      Dell'opera piuttosto sotterranea svolta da Bakunin si cominciarono a scorgere le conseguenze un paio d'anni dopo la sua partenza dall'Italia, avvenuta nel 1867: si videro sorgere qua e là robuste sezioni dell'Internazionale, si sentí parlare di una società segreta tra democratici socialisti con ramificazioni all'estero, fece capolino qualche primo giornaletto di propaganda socialista, si videro italiani partecipare ai congressi dell'Internazionale, s'intensificarono certi attacchi contro Mazzini da parte di suoi gregari poco ortodossi, evolventi non more solito verso destra, sibbene verso un'estrema sinistra, scorto dalla quale il programma mazziniano pareva addirittura roba da conservatori.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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