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      Fondamento di tutte le accuse il suo misticismo religioso, la sua visione di un Dio autoritario, primo gradino di una scala d'autorità, di padroni e di sfruttatori cioè, che dal cielo si prolungava in terra, fra gli uomini. Di qui, a torto o a ragione, pigliava le mosse, e a quella come a punto centrale si richiamava, ogni altra critica, fino al 1870, per altro, piú mormorata che detta, timidamente affacciata e non sostenuta:
      Mazzini si è cristallizzato in formule di quarant'anni addietro. Mazzini ciancia di emancipazione operaia, ma dopo tutto gli basta e gliene avanza dell'innocuo mutuo soccorso e di qualche cooperativetta; Mazzini imborghesisce il movimento operaio; Mazzini non capisce che la rivoluzione sociale, come tale, comprende e quindi risolverà col problema sociale anche quello politico e non viceversa, e che solo nella speranza della prima si moveranno gli infimi strati sociali; Mazzini, infine, seguita a predicar la rivoluzione, e sia pure una rivoluzione meramente politica, ma in sostanza, come Bertoldo l'albero, non trova mai il momento opportuno per scatenarla; per non mollare sulla questione monarchia o repubblica, Mazzini perde insomma di vista faccende di assai maggior rilievo.
      Accuse velate e a mezza bocca, diserzioni alla chetichella scoppiano in aperta rivolta nel 1871, quando tutta Italia è corsa da un fremito rivoluzionario che è un riflesso, una conseguenza e un contagio della Comune di Parigi: le masse operaie s'affollano nelle neonate sezioni internazionaliste, i ceti possidenti si buttano al conservatorismo reazionario, raddolcito da prudenti proteste di pseudo-democraticismo, un gruppo d'intellettuali e d'intellettualoidi inizia con entusiasmo la carriera degli organizzatori; i mazziniani, disorientati, attraversano una penosa crisi d'incertezze, che si traduce e si risolve in fierissima lotta contro i socialisti non appena questi accennano a voler conquistare le società operaie, tentando di travolgere la invidiabile posizione fino allora goduta dai mazziniani, di quasi monopolisti del movimento operaio italiano: repubblicani e socialisti sentono, primi in Italia e per la prima volta, che la forza dei partiti da ora innanzi sarà commisurata all'entità della loro penetrazione nelle masse lavoratrici.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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