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      La frazione giovanile del partito repubblicano si gettò con vera e propria voracità sugli ideali banditi dall'Internazionale; con la voracità di chi da tempo ha sete, insoddisfatta, d'ideali. Era un pezzo che il mazzinianismo non le bastava piú. Nel 1871 la sua inadeguatezza alle aspirazioni della gioventú intellettuale apparve evidente. Scriveva Cafiero, l'ardente rivoluzionario pugliese, ad Engels:
      Il povero vecchio (Mazzini) non vuole comprendere... che il suo concetto di unità e libertà nazionale - grande al suo tempo - impallidisce ora come la luce di una candela innanzi alla luce del sole, venendo paragonato al sublimissimo concetto dell'unità... di tutti i popoli nella nuova organizzazione sociale, che avrà per base l'eguaglianza.
      Sí, al programma mazziniano mancava ormai un mito, mancava un orizzonte lontano e magari irraggiungibile cui tendere. Il mito di Mazzini era stato l'unità d'Italia e Mazzini aveva avuto la fortuna (o la sfortuna) di vederlo bruscamente realizzato, se pur non secondo le sue aspirazioni, per un colpo di bacchetta magica. Dopo il '60, nonostante il rinforzo dato alla parte di rivendicazioni sociali, il suo programma era rimasto come svuotato: poco seguite e poco comprese erano le sue aspirazioni religiose, che gli davano una luce vivissima d'idealità e lo proiettavano in un lontano futuro; poco chiara era la sua visione della trasformazione sociale, a mezzo della riunione nelle stesse mani del capitale e del lavoro; evidentemente utopistico, nella sua realtà immediata, il suo vagheggiato collaborazionismo tra borghesi e operai.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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