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      Parrebbe, a prima vista, che con tutte i socialisti potessero accordarsi, meno che con quella dei mazziniani, legata per l'eternità al verbo antisocialista del Maestro. E invece fu proprio essa che - passata la bufera del 1871-72 e finché prevalsero fra i socialisti i rivoluzionari - si dimostrò la piú sensibile alle loro seduzioni. Gli è che i socialisti rivoluzionari erano in gran parte ex-mazziniani i quali del mazzinianismo avevano ereditato la frenesia per la cospirazione e per il «tentativo», nonché i metodi di lotta; gli è anche che i mazziniani, pur condannando fermissimamente le loro intemperanze teoriche, li consideravano come preziosi alleati per quell'eventuale colpo di forza che avrebbero pur tentato, un giorno o l'altro, al fine di rovesciare il regime monarchico. I socialisti avrebbero dato una mano col disegno di scatenare la rivoluzione sociale addirittura, ma si sarebbero poi dovuti necessariamente arrestare alla prima tappa, e cioè alla repubblica mazziniana, che almeno assicurava l'instaurazione di un serio regime democratico. Di qui, fra diffidenza e sospetti, Villa Ruffi (1874); e ci vuole una bella dose d'ingenuità per credere che soltanto a un inqualificabile arbitrio fossero dovuti gli arresti di repubblicani eminenti ivi eseguiti dal governo; per credere insomma che in un momento nel quale i socialisti rivoluzionari preparavano l'insurrezione armata, invocando anche pubblicamente l'adesione o almeno la neutralità benevola di tutti i democratici sinceri, i capi del movimento repubblicano si sarebbero adunati segretamente in campagna per avvisare ai modi atti a intensificare la lotta antisocialista!


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





Maestro Villa Ruffi