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      Sul medesimo soggetto ritornava lo Hill a un anno di distanza. Il principe - scriveva il 3 agosto 1822 - «conduce adesso a Firenze una vita della piú grande regolarità e anche di bigotta devozione; ma Sua Maestà e la corte non sono disposte a ritenere sinceri questi ed altri segni di contrizione». Anche lo Hill diffidava dei racconti troppo edificanti fatti al proposito dalla contessa di Truchsess.
      (51) Il Rodolico, pp. 152-55, sembra considerare la storia del perdono di Moncalieri come una maligna fantasia messa in giro dal Revel. Ammettiamo volentieri che questa conferma dello Hill non sia da ritenersi probante in quanto di netta derivazione revelliana; ma ne vedremo piú oltre ineccepibili riprove. A una confessione di Carlo Alberto al re si allude del resto nello stesso Simple récit, ecc., notoriamente composto da amici del principe su dati in gran parte forniti da lui (Scritti di Carlo Alberto cit., pp. 87-88).
      (52) La data del colloquio di Moncalieri è, si sa, quella del 10 marzo; lo Hill in un annesso al dispaccio 9 maggio 1821 (Ordine cronologico degli avvenimenti che ebbero luogo durante la rivoluzione in Piemonte) afferma invece che esso si sarebbe svolto l'8 di marzo. Errore evidente: forse lo Hill confondeva fra il colloquio del 10 e la cavalcata fatta il 7 da Carlo Alberto per accompagnare il re a Moncalieri.
      (53) Della stessa opinione era allora la legazione di Francia; cfr. il tono dei giudizi espressi dal La Tour du Pin su Carlo Alberto in Matter, Cavour et l'unité italienne, Paris 1922, I, p. 39.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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