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      (75) Sugli addebiti fatti da re Vittorio a Carlo Alberto, cfr. in particolare Masi, op. cit., p. 141; Dallari, op. cit., pp. 957-58; Luzio, op. cit., pp. 12, 29; Segre, Vittorio Emanuele cit., p. 248, oltre ai noti dispacci del Maisonfort pubblicati dal Gualterio, op. cit., III, passim. Resulta chiaro da innumerevoli documenti che re Vittorio era profondamente risentito con Carlo Alberto; ond'è che non ci spieghiamo come il Luzio dopo avere tentato di attenuare l'importanza degli addebiti mossi da re Vittorio, possa scrivere (op. cit., p. 51) che «sarebbe indubbiamente assai grave» se quel sovrano avesse davvero nutrito «un giudizio sfavorevole al principe». Il dispaccio Hill, comunque, toglie ogni dubbio in proposito.
      (76) Anche il Metternich riconobbe che l'abdicazione aveva fiaccato la rivoluzione (a Rechberg, 25 marzo 1821; Mémoires cit., III, p. 490). Glielo aveva fatto notare il Binder già il 17 marzo (dispaccio pubblicato dal Rinieri, op. cit., p. 623).
      (77) Il che, d'altronde, coincideva con i suoi interessi: la costituzione di Spagna, se adottata tal quale, lo avrebbe privato infatti, dei diritti di successione in favore delle figlie di re Vittorio.
      (78) Cfr. i suoi dispacci 13 gennaio e 9 febbraio 1822.
      (79) Dispaccio Hill cit., 13 gennaio 1822; cfr. anche l'altra del 24 dello stesso mese: egli si è adoperato per sollecitare il ritorno di re Vittorio in patria, ritenendo che «dato il risentimento della regina, e la sua intesa col principe Carignano, vi fosse piú da temere dalla sua assenza» che non dal suo ritorno.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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