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      Il conte Revel mi ha informato che, poco dopo il suo ritorno, il re gli ordinò di raccogliere tutte le prove che erano emerse a carico del principe nei processi dei ribelli. Quando esse vennero sottoposte a S. M., il re disse che ve n'erano troppe, e, insieme, non abbastanza; ciò che il conte Revel interpretò: troppe per l'onore del principe, ma non abbastanza per processarlo. Dice tuttavia il conte che, se ancora adesso il re desse ordini in proposito, si raccoglierebbero prove imponenti, ma che col passar del tempo riuscirà piú difficile trovar prove dirette. Sua Eccellenza mi ha anche detto in confidenza avergli nientemeno che il generale Ecuyer (uno dei favoriti del re) domandato perché non avesse sottoposto a processo il principe insieme agli altri ribelli; al che egli aveva immediatamente risposto che in una questione concernente non soltanto un principe di casa Savoia, ma l'erede presuntivo della Corona, ciò sarebbe stato impossibile senza ordini espliciti del re. Il conte, mi è parso, sospetta fosse desiderio del re che egli avesse preso su di lui questa responsabilità quando era luogotenente generale o viceré: egli non l'ha fatto, eppure dice che un esempio di questo genere riuscirebbe utile di fronte ai tanti principi ereditari che, di recente, sono stati i primi traditori nei loro rispettivi paesi».
      (92) Dispaccio Hill 9 febbraio 1822: «Il Saluzzo mi ha detto confidenzialmente che fin quando il principe Carignano resterà erede presuntivo, nessun ufficiale oserà condannarlo, e che il re dovrebbe in prima e non in seconda istanza consultare in proposito i suoi alleati».


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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