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      Ma forse non è privo d'interesse il notare come lo stesso Montanelli provvedesse a munire di lettere di raccomandazione per suoi amici influenti i due messaggeri imperiali. Cfr. su ciò la cit. lettera al Corsi (il Pietri - gli scriveva - «è uomo d'ingegno, e di cuore, e ama infinitamente l'Italia, e ci potrà essere molto utile appresso l'imperatore... per le opinioni che dovranno prelevare nel periodo di riordinamento»). È probabile, del resto, che anche al Guerrazzi, il quale vide il Pietri a due riprese (Lettere, Carducci, Livorno 1880, II, pp. 445, 452), costui fosse stato presentato dal Montanelli.
      (215) Lettera cit. del Montanelli al Corsi.
      (216) Candidatura contro la quale, come è ben noto, il principe stesso si dichiarava allora in termini inequivocabili, tanto da sospingere il governo fiorentino a proclamare senz'altro l'annessione al Piemonte. Carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, Bologna 1926, II, passim, e specialmente pp. 209-16.
      (217) Memorie di Vittoria Giorgini, in Manzoni intimo, Milano 1923, I, 134; Giannelli, Cenni autobiografici e ricordi politici, Milano 1926, pp. 217, 363. Del principe Napoleone, in realtà, il Montanelli non sapeva per allora che poco o nulla, e col suo entourage, a Livorno o a Firenze, non aveva il benché minimo contatto. Notizie molto generiche intorno a lui e al contegno dei toscani a suo riguardo non gli pervenivano che da qualche privato corrispondente, come il Masi (il noto emigrato romano, suo compagno d'esilio), che da Firenze invidiava la nobile vita del campo scelta dal Montanelli.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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