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      Sulla azione politica da lui svolta nel '59 i dati forniti sono, in particolare, assolutamente inadeguati).
      (226) R. R.
      (227) Cfr. queste istruzioni col programma tracciato dal Montanelli nella cit. sua lettera 21 giugno al Pallavicino: «Il mio programma è: a) Regno d'Italia. 2) Vittorio Emanuele capo costituzionale del regno (non toccando questioni di capitale). 3) Codice Napoleone. Quand'anche il regno d'Italia non dovesse per ora comporsi che dell'alta Italia e della Toscana sarebbe un fatto immenso». Occorrerà comunque dare al nuovo Stato «tale una prevalenza unitaria da ridurre gli altri Stati a un satellizio che li costringa a fondersi o piú presto o piú tardi nel regno d'Italia».
      (228) Dal colloquio imperiale egli aveva ricavato la netta impressione che, se Napoleone teneva «molto a lasciare in Italia tracce delle istituzioni francesi... non aveva tenerezze dinastiche per i suoi». Lettera cit. al Pallavicino.
      (229) Cosí il Pini, op. cit. Sostenendo su questo come su molti altri punti l'inverosimile, il Pini (come anche il Mariscotti) finí col nuocere positivamente al suo eroe, se non altro provocando acide repliche da parte dei suoi informatissimi detrattori.
      (230) Nei suoi appunti inediti il Montanelli pone in relazione, infatti, la missione Aquarone col proclama di Milano dell'8 giugno; d'altra parte, l'Aquarone scrive già una prima relazione al Plezza, da Firenze, l'11 del mese.
      (231) Questa lettera (B. L., c. 2, i. 721) reca soltanto la data «domenica 12»; ma nel '59 una domenica 12 non cadde che nel mese di giugno.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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