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      120-22) accenni al Salvagnoli.
      (260) Occorrerà far luce, comunque, sugl'indubitati contatti che l'Aquarone ebbe, a Firenze, col Salvagnoli: per ora cfr. Diario Massari cit., p. 390.
      (261) Fors'anche perché il Plezza, nel frattempo, era decaduto dal suo ufficio di commissario regio ad Alessandria.
      (262) Diario Massari cit., p. 409; Carteggio politico Digny cit., pp. 157-58.
      (263) Baccini, op. cit., pp. 62, 72. Ulteriori accenni all'Aquarone, trasferitosi a Torino, ibid., pp. 76, 97.
      (264) Onestamente il Cambray-Digny aggiungeva però che della confusione regnante in Toscana tutti erano un poco responsabili nessuno eccettuato. Da allora in poi non ci si doveva occupare che della guerra, «e finché parlano di guerra e vanno alla guerra applaudiamo anche il Montanelli e compagnia». Baccini, op. cit., pp. 94-95.
      (265) Lettere e documenti cit., III, p. 140. Di questa disapprovazione imperiale si era già fatto autorevole interprete il Pietri: al quale il Salvagnoli aveva «detto che il governo non c'entrava» (nell'agitazione unitaria). «Menzogna», prorompeva il Tabarrini, 21 giugno, nel suo inedito Libro di ricordi: Puccioni, L'Unità cit., p. 74.
      (266) Lettera autografa nella Biblioteca Nazionale di Firenze, Nuovi Acquisti, 588: senza data, ma, dal contesto, sicuramente attribuibile a questo periodo.
      (267) Le parole fra parentesi non figurano nel testo, ma è da supporsi che siano state omesse nella trascrizione.
      (268) Marradi, op. cit., pp. 242-44.
      (269) «Chi parla adesso di fusione e d'unità italiana.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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