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      (357) Fra le carte del Montanelli abbiamo trovato tracce di cordiali ma generici suoi rapporti epistolari col Farini; di piú intimi e seguitati, invece, con 1'Albéri: questi ultimi meritano di venire esaurientemente chiariti.
      (358) Un incidente caratteristico: il 13 agosto un giornale fiorentino, l'«Indipendenza», stampava, desumendolo da un foglio piemontese, il seguente trafiletto: «L'imperatore Napoleone fece un gran bene verso all'Italia centrale con l'ammonizione severa data al Montanelli di cessare da ogni propaganda in favore del principe figlio di re Girolamo». Il Montanelli non si lasciò intimidire: «Ricorro al suo pregiato giornale - scrisse al direttore della «Nazione» - per dichiarare pretta menzogna quanto sul conto mio fu riferito dall'«Indipendenza» (cfr. «Nazione», 17 agosto). Dopo di che, l'«Indipendenza» si affrettò a lasciar presa, gettando la responsabilità della informazione sul confratello piemontese. A che si riferiva la smentita del Montanelli: alla pretesa ammonizione imperiale, o piuttosto alla pretesa propaganda da lui svolta? Non si capisce bene. Quel che è evidente si è che la tattica del Montanelli consisteva allora nell'impedire che un'eventuale candidatura napoleonica potesse venir definitivamente pregiudicata: bisognava tenere in piedi anche quella possibilità, pur senza promuoverla attivamente.
      (359) A questo impegno del Montanelli di fronte all'imperatore fecero allusione i deputati toscani recatisi in missione a Torino, durante il loro colloquio col Cavour, 3 settembre '59: poco caritatevolmente aggiungendo che il Montanelli stesso definiva il Cavour «una donna isterica». Il Giorgini, anzi, avrebbe specificato (cosí il Massari nel suo Diario cit., pp.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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