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      Ma come? anche quello si pagò? o non soltanto ci si assunse il debito pubblico di Venezia? Nel primo caso, sarebbe stata una grande umiliazione.
      Jacini, Sulle condizioni della cosa pubblica, p. 52, riconosce l'accasciamento generale che prese dopo la guerra del '66. Ma si rifiuta di spiegare con esso quel certo rallentamento nell'opera del governo, quella diminuita adeguatezza di quell'opera alle necessità negli anni immediatamente seguenti al '66. «Che un'intera nazione si abbia a dare per perduta, perché le mancò il prestigio della gloria militare, tanto piú dopo aver conseguito i medesimi vantaggi materiali che la gloria militare avrebbe potuto procacciarle, è la cosa piú inverosimile che si possa immaginare».
      (393) Nel valutare l'iniziativa per la guerra, tener conto delle trattative segrete fra Vittorio Emanuele e Mazzini appunto per promuoverla. Mazzini, quando gli pareva che si rallentasse il fuoco sacro per il Veneto, agitava la minaccia della repubblica.
      (394) Jacini, Sulle condizioni della cosa pubblica, p. 67, dice in sostanza che Rattazzi fu rovesciato nel '62 «per aver osato mantener forza alla legge ad Aspromonte». Mi pare un'interpretazione un po' futurista.
      (395) Sviluppare questo punto. Jacini, Pensieri sulla politica italiana (1889), sviluppa benissimo, in contrapposto a certe pretese di megalomania, una linea di politica estera misurata attiva e proficua. In sostanza noi dovremmo convertire il valore virtuale che ci viene dal possesso della piú splendida posizione nel Mediterraneo, in valore effettivo.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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