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      (433) «La vita politica, non pertanto, si concentrava tutta intera nel Parlamento, il quale, a volta sua, ne aveva poca, o nessuna coscienza...» (Petruccelli della Gattina, Storia d'Italia, p. 211).
      Al punto, dice Jacini, Sulle condizioni della cosa pubblica, che si era creato un distacco netto tra Italia «legale» e Italia «reale».
      (434) Critiche di Jacini, Pensieri sulla politica italiana, al sistema parlamentare italiano (latino in genere) che chiama pseudo-parlamentare perché copiato da quello inglese, ma senza il largo decentramento inglese. Il regime parlamentare per lui non è concepibile disgiunto dal decentramento perché falsa la vita pubblica, determina instabilità di governo e corruzione (tutti gli interessi anche i piú minuti facendo capo al centro, i deputati diventano agenti d'interessi) e prepotere del Parlamento. Insomma, o si vuole un regime accentrato, e allora bisogna svincolare almeno in parte il potere esecutivo dal controllo minuto del Parlamento; o si vuole il vero regime parlamentare, e allora bisogna decentrare. Lo pseudo-parlamentarismo stanca e delude le moltitudini e le porta a desiderare le dittature parlamentari (p. 50).
      (435) Critica del funzionamento della Camera: «"Un'interpellanza, una crisi ministeriale e un esercizio provvisorio; poi da capo, una crisi ministeriale, un esercizio provvisorio ed un'interpellanza!" Ecco come il "Times", alcuni mesi fa, definiva argutamente la situazione parlamentare d'Italia» (Jacini, Sulle condizioni della cosa pubblica, p. 21).


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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