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      Sei anni dopo, rendendo conto di una lunga geniale recensione della sua opera, fu sua esplicitamente la frase del finissimo critico russo: «Marx considera il movimento sociale come una naturale concatenazione di fenomeni storici, concatenazione sottoposta a leggi che non solo sono indipendenti dalla volontà, dalla coscienza e dai disegni dell’uomo, ma che invece determinano la sua volontà, la sua coscienza e i suoi disegni...» Bernstein certo protesterebbe in modo veemente contro questa sintetica interpretazione. Ma Marx, che è l’unico e piú vero giudice in materia, non solo non protestò, ma la fece sua con compiacenza, lodando l’autore per la sua acutezza.
      Si potrebbero citare innumeri brani di Marx a conforto di questa interpretazione deterministica. Ma piú che le parole vale lo spirito generale che pervade l’opera sua, la impostazione di tutti i problemi che egli ebbe ad affrontare. Le necessità della polemica contro gli utopisti e gli ideologi borghesi, potranno avere indotto Marx – secondo riteneva Engels nella sua vecchiaia – ad accentuare l’aspetto deterministico del sistema: non mai però a capovolgerne l’aspetto essenziale.
      Certo il determinismo marxista ha un valore tutto convenzionale e relativo. Quando Marx dichiara le forze materiali di produzione fattore determinante del processo storico, egli si arresta consapevolmente ad un anello della catena deterministica. Ma non è che ignori le maglie antecedenti: Marx ha insistito piú volte sull’influsso dei fattori naturali e ambientali, e, in special modo, sulla razza.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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