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      Cosicché a lato della ipotesi normale egli affacciava anche l’ipotesi che la lotta potesse risolversi con l’esaurimento dei due contendenti, magari per difetto di consapevolezza storica nel proletariato. Con questo dubbio si concorreva a legittimare lo sforzo per la propaganda, l’organizzazione e l’azione insurrezionale; e in questo dubbio – dovuto a cause ben complesse – sta invero l’unico momento volontaristico del sistema. Si osservi inoltre che questo momento finale volontaristico è, psicologicamente, il prodotto della assiomatica credenza di Marx che l’ora ultima del capitalismo, almeno in Inghilterra, stesse per suonare: cioè che si fossero maturati in seno alla vecchia società, sempre piú incapace a risolvere i massimi problemi della vita sociale, gli elementi obbiettivi che soli avrebbero assicurato le possibilità di vita alla società comunista.
      Lo stimolo fondamentale del processo rivoluzionario, anche nella sua ultima drammatica fase, non sta davvero nella propaganda e nel progressivo schiarirsi della coscienza proletaria, ma nel drammatico cozzo degli elementi contraddittori che il capitalismo rinserra. È il catastrofismo – cioè il fenomeno della universale proletarizzazione, del progressivo immiserimento, dell’accentramento dei capitali in poche mani, delle crisi sempre piú incontenibili – che provoca eccita esaspera la ribellione proletaria e consente al profeta una sicurezza messianica. La propaganda ha l’ufficio di accelerare il processo, eliminare gli ostacoli; non mai di determinarlo.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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