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      Si trattava solo di correggere alcune unilateralità, di combattere atteggiamenti troppo assoluti in materia di tattica e soprattutto di dare un valore relativo e secondario al catastrofismo. Nessuno pensava di attentare ai fondamenti del sistema cui tutti professavano ossequio. Bernstein non ha mai pensato di contrapporsi a Marx. La revisione voleva mantenersi interna al sistema e procedere cautamente con l’aiuto di innumeri citazioni marxiste, per sostituire al Marx tutto angoli e spigoli della tradizione ortodossa, un Marx piú complesso ed umano.
      Non bisogna credere che a questo risultato essi siano giunti solo per abilità dialettica, attraverso aprioristiche interpretazioni. Essi furono potentemente aiutati – e sino a un certo punto giustificati – dalla straordinaria complessità della personalità di Marx, il cui svolgimento intimo ebbero il merito di rivelare. Marx non si esaurisce nel marxismo e per molti lati anzi lo confuta. In tutta la vita di Marx – e di riflesso anche nei suoi scritti – fondamentale è il contrasto tra sentimento e ragione, scienza e fede. C’è in Marx uno spirito eternamente giovane e ribelle – spirito di moralista, di apostolo, di combattente – che pare prendersi beffe del gelido scienziato. Secondo il classico dramma di tutti gli intellettuali cui è preclusa l’azione, gli stimoli repressi reagirono sulla sfera teoretica, degenerandola. Nonostante la condanna d’ogni slancio etico e d’ogni impeto di fede, Marx non pervenne mai, anche nei ragionamenti piú aridi e astrusi del Capitale, a celare il calore religioso di una fede preesistente al sistema.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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