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      Egli addirittura negava l’esistenza di un «sistema» marxista e si prendeva beffe dei credenti nel socialismo «scientifico». Respingeva l’interpretazione deterministica della dottrina materialistica della storia, non accettava la teoria della omogeneità della classe proletaria – anzi negava che le classi fossero due e necessariamente contrastanti – insisteva sulle influenze della razza, delle condizioni storiche, dello sviluppo intellettuale, si rifiutava di credere ad una incorreggibile anarchia capitalistica, negava la teoria catastrofica, stimava erronea la teoria del valore, rivendicava la somma importanza dei problemi morali, rivelava i residui utopistici nelle previsioni marxiste, giudicava Marx storico deficientissimo dal lato metodologico e psicologico e addirittura metteva in dubbio l’originalità del Maestro...
      Anch’egli stimava di poter fare queste critiche nel nome stesso di Marx, o per lo meno in nome dello spirito della sua dottrina, incompreso dagli sciocchi scolari. Era contrario allo «spirito» di Marx voler determinare, in modo universale, l’influenza delle forze produttive nella storia. Tanto piú che il marxismo nulla spiega intorno allo sviluppo della tecnologia, la cui storia è piena di contingenza e di azzardo. Ma quando pure si possedessero tali principî, essi non servirebbero gran che, perché bisognerebbe poi scoprire gli altri principî in virtú dei quali le forze produttive fanno la loro apparizione. Non bisogna dimenticare – egli ammoniva – che le forze produttive sono generate dagli uomini.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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