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      Per Sorel il valore del materialismo storico era solo d’ordine pratico, tattico. Volendo essere una filosofia dell’azione, era utile che esagerasse l’importanza delle cose obbiettive, onde evitare le false manovre dei rivoluzionari. Marx, dice Sorel, voleva dare un consiglio di prudenza ai rivoluzionari. Per ragioni tattiche e psicologiche, per raggiungere cioè il massimo effetto, gli dette «la forma di una legge assoluta che governa la storia». Spiegazione indubbiamente ingegnosa che Marx avrebbe fatto assai bene a fornirci: se non altro per risparmiarci una intera biblioteca esegetica. Ma che – sia detto con tutto rispetto per Sorel – convince assai poco. In verità codesta assurda «spiegazione», al pari delle altre molte di cui è ricca la letteratura revisionistica, sta a documentare in modo evidente l’impaccio e il disagio sempre piú gravi in cui era venuta a trovarsi la nuova generazione, posta di fronte al problema di una incondizionata accettazione dell’eredità marxista.
      [È opportuno non trascurare, accanto alla critica dei filosofi e dei sociologi, quelle degli economisti, da Böhm-Bawerk a Pareto. Essi attestano i numerosi errori, sofismi e contraddizioni del Capitale, e anche la parte importante avuta da Rodbertus nell’elaborazione delle piú famose teorie. Si mise in discussione la definizione del valore come funzione del solo lavoro; si provò l’insanabile contraddizione inerente alla fondamentale tesi marxista (cioè che il capitale variabile produca da solo il plusvalore); si negò che i salari fossero connessi al minimo di sussistenza.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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