Pagina (36/184)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      I revisionisti, travolti, specie in Germania, Mecca del marxismo, dalla condanna quasi unanime dei congressi, e sinceramente desiderosi di mantenere l’unità del movimento operaio – che era poi ciò che loro piú premeva, ben sapendo che esso si sarebbe presto incaricato di fare le loro vendette – ripiegarono su posizioni teoriche meno attaccabili e si arresero disciplinatamente al verdetto della maggioranza. Anziché proseguire la battaglia sino alle conseguenze ultime per liberare il socialismo politico dall’incapsulamento marxista, preferirono tacere o nascondere le loro gravi riserve entro le pieghe sottili di una mera quistione interpretativa.
      Dal loro canto i marxisti puri, pur dominando nei congressi, sentivano chiaramente che era impossibile scomunicare il moto operaio e la nuova realtà economica su cui questo si innestava; né conveniva abbandonare a loro stessi i giovani, col rischio di farli precipitare nella eresia piú completa. Anche agli occhi loro la conciliazione si imponeva. Urgeva la saldatura. Se non bisognava avvalorare la tesi peccaminosa che la dottrina marxista fosse superata nei suoi fondamenti essenziali, non bisognava neppure restare tetragoni alle nuove esperienze.
      Le posizioni revisionistiche ed ortodosse vennero cosí artificiosamente riavvicinandosi. Gli uni e gli altri consentirono nel riconoscere che il marxismo non era una teoria perfettamente definita e rifinita in tutti i suoi particolari. C’era un nocciolo fondamentale intangibile che nessuno si incaricava di fissare chiaramente; ma da esso potevansi derivare conclusioni pratiche discordanti che non impegnavano i principî. Si era predicata alle masse la rivoluzione a breve scadenza, l’intransigenza, la sfiducia nelle armi legali e nelle riforme in nome di Marx.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





Germania Mecca Marx