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      È da cotesto impasto che nacque il socialismo politico italiano, ad opera di un gruppo di giovani universitari di grandissimo ingegno e generoso cuore, raccolti attorno a una rivista – «La Critica sociale» – che fu per trent’anni l’autorevole divulgatrice del verbo marxista e certo una delle piú belle riviste sociali d’Europa. Eran venuti al socialismo per impulso sentimentale, offesi dalle ingiustizie e bassezze della vita italiana ancora avvolta nelle spire di un feudalesimo economico e politico, e dal rapido corrompersi degli uomini e degli ideali del Risorgimento; ed eran bramosi di una luce dall’alto, di un fuoco per le loro anime, di un fine che avesse valore universale ed etico. Ma erano altrettanto ansiosi di giustificarsi razionalmente in omaggio allo scientificismo e positivismo di moda, e per la repulsione che in loro provocava il facilonismo e la demagogia dei rivoluzionari allora imperanti.
      Non li poteva soddisfare l’angusta ed empirica visione che aveva dominato il piccolo partito operaio e tanto meno l’utopismo libertario dei seguaci di Bakunin; Mazzini era morto da un pezzo, e il suo astratto moralismo, reso insopportabile dal settarismo degli scolari e dalla tragedia fisica e morale in cui versava la piú gran parte dei lavoratori, non reggeva alla loro critica realistica scaturente dai fatti; la piccola nobile vena del socialismo maloniano, con la sua onesta povertà di motivi e la eccessiva ecletticità e vacuità di contorni, non era certamente fatta per acquetare palati cosi fini e scaltriti, aperti alle nuove correnti della cultura.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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