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      Ma se fu eloquente fu assai poco convincente, e mai riuscí a dimostrare che Marx avesse, non dico scritto, ma anche solo pensato, ciň che egli cosí audacemente attribuivagli in materia di idealismo rivoluzionario, azione diretta, federalismo, ecc. Purtroppo il movimento si risolse, in pratica, in una disordinatissima avventura di intellettuali disoccupati che non sapevano piegarsi alla necessaria disciplina di un moto di masse; fuoco fatuo di importazione, come rapidamente fiorí, cosi rapidamente decadde, lasciando scarse tracce, all’infuori di una travolgente rivendicazione della libertŕ umana nella storia, comprensibile reazione al piatto fatalismo dei marxisti puri. Molte giovani energie che vi avevano entusiasticamente aderito, anche per certo suo garibaldinismo e fede nella violenza creatrice, andarono alla deriva o passarono ad altri movimenti di estrema, come l’anarchico e il sindacalistico. Svalutato dal clamoroso insuccesso pratico e dal volgare arrivismo di troppi suoi capi, cadde cosí nel vuoto questo unico tentativo revisionistico condotto su ampio fronte senza infingimenti e calcoli meschini; e di tanto ne sortí rivalutato il vecchio conformismo che additava nella scapigliatura teoretica le ragioni del fallimento in sede pratica. Dopo di esso, cioč dopo il 1908, non č piú il caso di parlare di movimenti revisionistici; quella vivacitŕ di studi marxisti che si era avuta sino allora decadde; e solo di tanto in tanto č dato imbattersi in qualche libro, come ad esempio quello del Salucci, che riprendeva i motivi del revisionismo bernsteiniano con maggiore aderenza alle cose italiane, tentando una conciliazione tra Marx e Mazzini, tra economia e morale.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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