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      Sono, risponde Mondolfo, tutte le energie e attività degli uomini e si possono ricondurre tutte (ecco il punto delicato mai dimostrato, e l’artificioso allacciamento a Marx) al concetto di forze di produzione. Le forze di conservazione sono invece rappresentate dai gruppi ceti classi interessati alla conservazione delle forme e dei rapporti sociali esistenti. La lotta assume perciò nella realtà l’aspetto di un urto di classi contro classi; in questo senso può dirsi che la lotta tra le classi sia l’essenza della storia.
      Lo sviluppo storico risulta dunque dalla confluenza e dal contrasto insieme di due elementi: le condizioni reali e la volontà umana.
      Nella storia non c’è posto cosí per azioni e creazioni arbitrarie: l’azione ha contro di sé le sue condizioni e i suoi limiti. Lo stesso scoccare dell’ora delle rivoluzioni è segnato da una intrinseca necessità, la quale, allo stesso modo che le rende inevitabili quando siano mature, le rende impossibili quando manchi la pienezza delle loro condizioni. Questo concetto di necessità storica – conclude Mondolfo – è il concetto stesso del rovesciamento della praxis, ed è il nucleo essenziale del materialismo storico.
      Disgraziatamente però la posizione del Mondolfo non è conciliabile con quella di Marx. Finché Mondolfo si limita a porre in luce la visione genericamente dialettica del processo storico insita nel marxismo, non v’è nulla da obbiettare. Ma tutto da obbiettare quando tenta di introdurre, tra i termini della opposizione, la volontà umana, facendo degli uomini, in quanto esseri consapevoli, volenti ed operanti, i veri attori della storia.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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