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      La necessità del socialismo si trasforma nella necessità del moto socialista, della lotta tra proletariato e borghesia e questa lotta appare ormai aperta a tutte le possibilità e a tutte le conclusioni.
      [La crisi intellettuale.]Col Mondolfo si chiude – speriamo provvisoriamente – la storia del revisionismo italiano. Storia triste, ahimè, perché la doppia corrente critica che, in un primo tempo, era sembrata affermarsi, non riuscí a pervenire a risultati conclusivi, a influenzare le masse, e tanto meno a impregnare le tavole programmatiche del partito. Come certe correnti desertiche essa finí per perdersi per misteriose vie sotterranee, che non di rado erano poi le vie dell’ignoranza, dell’indifferenza, dell’insincerità, o di un piatto utilitarismo.
      Liberato il partito dalla doppia eresia di destra e di sinistra, concorde in una spregiudicata valutazione del marxismo, eliminate cioè le forze piú giovani, vivaci e spiritualmente indipendenti, della crisi marxista non si parlò piú, quasi fosse stata definitivamente risolta. Si continuò a discorrere allegramente di «socialismo scientifico», si avvalorarono ancora le proprie tesi con indistinte citazioni marxiste, si dichiarò pur sempre il Capitale libro magno e intangibile del socialismo, ma reale approfondimento, consapevole accettazione, non si ebbero piú. Nei rivoluzionari fu un fenomeno di ipocrisia o di superficialità; nei riformisti di debolezza. L’élite socialista, in cosí breve lasso di tempo sortita dalle tenebre delle congiure alla luce delle tribune parlamentari, si sentiva prigioniera della propaganda iniziale e del bisogno religioso delle folle.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





Mondolfo Capitale