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      Ora non si giunge alla fede attraverso la critica; e quella critica, quelle poderose confutazioni del marxismo ortodosso e del positivismo nessuno s’era mai preoccupato di controbattere con solidi argomenti, oltre che con facili ironie e stupide accuse.
      Cosí fu che i vecchi non compresero nulla del segreto travaglio dei giovani, e i giovani abbandonarono la vecchia gloriosa corrente, segnando un distacco che fu fatale alle fortune del socialismo italiano; fatale, dico, perché contiene in potenza molte delle ragioni della futura sconfitta. L’unico tentativo pratico di rinnovamento avutosi all’interno del partito innanzi la guerra è dovuto al Mussolini. Avventuriero nel mondo della cultura non meno che in quello della politica, in lui difettava un pensiero saldo e coerente e una onesta preoccupazione intellettuale; alla sua frenetica volontà d’azione e di comando una cosa sola premeva: l’affermazione della sua persona. Le idee, i valori, le fedi in tanto valevano in quanto potevano farsi strumento della sua ambizione. Ma, dotato di intuito non comune, egli – quasi unico – sentí come la vecchia posizione socialista non soddisfacesse il bisogno dei giovani e si dette tutt’uomo a rinfrescarla facendo larga parte all’idealismo da un lato e al volontarismo pragmatista e bergsoniano dall’altro. Malgrado la sua intrinseca immoralità e la estrema superficialità della sua posizione rivoluzionaria egli riuscí in breve a trascinarsi dietro gran parte della gioventú socialista e a impadronirsi clamorosamente del partito.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





Mussolini