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      I dirigenti dei partiti socialisti d’EuropaInghilterra esclusa – rivendicano oggi ancora col Kautsky una del tutto inesistente e risibile purità marxistica. Si direbbe anzi che la scissione e le sopravvenute responsabilità di governo abbiano accentuato nei capi – sotto l’assillo della concorrenza comunista – un equivoco conservatorismo ideologico che li rende piú riluttanti che per il passato ad un serio esame ideologico. È incredibile il timore che pervade i piú di fronte alla eventualità di doversi discostare apertamente dalla tradizione marxista, e il sabotaggio piú o meno consapevole d’ogni sia pur timida corrente non marxista. Marx è il tabou. Meno se ne parla meglio è. Ci si affida alla pratica, maestra di vita, e si tira a campare. Il cervello socialista oscilla tra la ortodossia formale e il piatto empirismo.
      Io conosco molti socialisti, anche giovani, che condividono nel loro intimo le punte piú estreme del pensiero revisionista; che riconoscono la necessità di un serio sforzo di rinnovamento ideologico; che giungono financo a proclamare Marx superato. Ma ciò sono disposti normalmente a concedere in camera charitatis, tra quattro mura e pochi amici. Ché non appena si tratti di assumere una posizione responsabile si fanno reticenti ed equivoci e scivolano via volentieri sulla superficie liscia del solito ordine del giorno standardizzato. Pigrizia? Insincerità? Timore di perdere le masse? Sensazione oscura e vile dei pericoli e delle responsabilità che ci connettono ad una piú autonoma e quindi piú soggettiva, faticosa e critica posizione?


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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