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      A questa conclusione egli arriva attraverso lo studio obbiettivo del processo storico, con l’ausilio del metodo materialistico di interpretazione della storia. La catena del pensiero marxista, ricostruita logicamente – a posteriori – diventa: metodo materialistico, applicazione di esso allo studio della società capitalistica, previsione oggettiva della necessità della soluzione socialista. Il marxista veramente conseguente è dunque socialista per deduzione. Se cade la premessa – cioè la teoria del materialismo storico – o se mutano i risultati cui porta l’applicazione del metodo – cade automaticamente la conclusione socialista.
     
      Ora quale è stato il senso della reazione revisionista? Essa ha detto: c’è nel marxismo un nucleo primo fondamentale, il materialismo storico. Attorno a questo nucleo si è formata una incrostazione pseudo teoretica che non è che il risultato di una prima grossolana applicazione del metodo materialistico fatta da Marx alla società del suo tempo. Essa era piena di significato allora; ma oggi, dopo il perfezionamento apportato al metodo e tutte le trasformazioni seguite, non resiste piú alla critica. In questa incrostazione, in queste scorie, rientrano la teoria della crisi, dell’immiserimento progressivo, della concentrazione delle ricchezze in poche mani, dell’esasperarsi delle lotte di classi sino al violento cozzo finale. Abbandoniamo le incrostazioni, cioè le fallaci applicazioni del metodo, e salveremo il nucleo primo, il nucleo puro del marxismo.
      Ma abbandonare la incrostazione equivaleva buttare a mare la conclusione socialista del marxismo: e siccome il marxismo è una teoria socialista solo per le conclusioni, significava relegare il marxismo fuori dal novero delle teorie socialiste.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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