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      In Italia la casa comune bruciava, le fiamme degli edifici operai arrossavano il cielo, e gli inquilini – i socialisti – si accapigliavano tra loro per stabilire se quello era proprio un incendio, da quali cause fosse originato, se rientrasse in questa o quella categoria, se fosse stato o meno previsto nei testi sacri, se fosse limitato all’Italia, ecc, ecc.
      Nei periodi dinamici soprattutto ci si avvede quanto illusoria e fatale sia la pretesa di voler seguire il filo conduttore fornito dal materialismo storico. Una vera condanna all’impotenza. L’azione richiede tempestività, intuizione, adattamento, creazione. Il concreto processo storico, cosí come lo delineano i cultori del materialismo storico, è una storia non vissuta, una storia a posteriori, una storia da professori. La famosa bussola serve solo quando si è raggiunto il porto. Potrà rendere grandi servigi allo storico; ma è spesso inutile, e talvolta dannosa, al facitore di storia. I grossolani errori di previsione in cui incorse Marx nella applicazione del suo metodo, confermano quanto sopra.
      Il materialismo storico ha troppo radicato nella mente dei piú la tesi che il processo storico sia un processo meccanico, composizione automatica di forze ben determinate, quantitativamente stimabili e non modificabili per azione volontaria dell’uomo. Ricordate Bernstein che ammonisce stare ormai il problema solo nell’assodare con precisione il rapporto quantitativo dei fattori, delle forze storiche preponderanti! L’atteggiamento di troppi socialisti eminenti di fronte al fenomeno fascista nascente, fu o buddistico o stoico.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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