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      Il «proletariato» è assurto al rango di categoria filosofica; la Storia è diventata un epico poema in cui l’eroe proletario abbatte il mostro borghese; i proletari sono apparsi tutti naturalmente buoni e giusti, corrotti solo dall’ambiente e dalle ingiustizie sociali. Ragionando per astrazione si è perso il contatto con l’umanità concreta, coi viventi proletari. Accanto alla organizzazione sociale – senza dubbio grandemente responsabile – si è dimenticato che la imperfezione, limitatezza, debolezza del proletario, prima e indipendentemente da ogni stato sociale o divisione di classe, deriva dalla sua qualità di uomo. L’homo homini lupus ha radici ben piú profonde di quel che non supponga l’ingenua psicologia marxista ignorante tutti i problemi di coscienza e di educazione morale. Illusione che lo si possa vincere sul solo piano esteriore, con riforme puramente ambientali. Il marxismo, facendo delle formule deterministiche – che voglion l’uomo in funzione dell’ambiente – la base di tutta la sua propaganda, ha finito per non vedere che il problema dei mezzi e delle trasformazioni materiali, e ha cosí troppo spesso scambiato i mezzi coi fini, compromettendo o annebbiando quello che è l’autentico finalismo socialista. Da cinquant’anni in qua tutto il socialismo sembra risolversi nel dogma socializzatore. Tanto di socializzazione e tanto di spirito socialista. Non si vuole ammettere il dubbio che possa darsi socializzazione senza che necessariamente ne segua la trasformazione psichica e morale.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





Storia