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      Esso si richiama ancora ai vecchi principî della Rivoluzione francese, ma questi principî appaiono come cristallizzati, mummificati, privati del loro intimo significato, contraddicenti a quello che era lo spirito animatore di coloro che, in un impeto di generoso entusiasmo, cotesti principî proclamarono.
      Il liberalismo borghese tenta di arrestare il processo storico allo stadio attuale, di eternare il suo dominio, di trasformare in privilegio quello che fu un tempo un diritto derivante da una incontestabile opera novatrice; e si oppone all’ingresso sulla scena della storia delle nuove forze sociali prementi. Col suo dogmatico attaccamento ai principî del liberismo economico (proprietà privata, diritto di eredità, piena libertà di iniziativa in tutti i campi, lo Stato organo di polizia e di difesa) ha come imprigionato lo spirito dinamico del liberalismo entro lo schema transeunte di un sistema sociale. Il liberalismo è invece per definizione storicista e relativista, vede nella storia un perpetuo fluire, un eterno divenire e superamento; nulla è piú repellente alla sua essenza della stasi, della immobilità, della categorica certezza, della fede nel possesso di verità assolute, definitive, che contraddistingue i liberali borghesi.
      Il liberalismo borghese è impotente a intendere il problema sollevato dal movimento socialista: non comprende cioè che la libertà politica e spirituale non è in grado, da sola, di realizzare l’esigenza liberale. Arbitrariamente estende la propria esperienza storica al proletariato, e assurdamente ritiene che il problema della libertà possa porsi in modo eguale per tutte le classi.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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