Pagina (134/184)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Pure esso dichiarò solennemente alla borghesia che l’ora sua ultima era suonata, che si preparasse a scomparire, che la rivoluzione nelle strade stava per scoppiare, che alla rivoluzione sarebbe seguita la dittatura, con la soppressione morale e fisica di tutte le minoranze dissenzienti. È vero che si limitò poi, salvo sporadici episodi, ad erigere barricate di schede e di ordini del giorno. Ma intanto fece in pieno il giuoco degli elementi reazionari i quali, facendosi forti delle scioccherie degli estremisti, riuscirono a travestirsi da agnellini restauratori delle libertà offese e del diritto violato. Con quali conseguenze è inutile dire.
      Che la lezione almeno serva, che la si smetta di fare i machiavellici, i filosofi della storia; che ci si astenga nell’avvenire dal voler inserire nei programmi socialisti di tutto un po’ – legalità e violenza, pace e guerra, democrazia e dittatura – pur di non farsi trovare «impreparati». In politica bisogna parlare sempre chiaro, anche a costo di far la figura di semplicisti.
      E che la si smetta anche di fare gli eterni scettici, di credere che la legge di Caino, la legge della violenza e del sangue, debba in eterno regnare tra uomini di una stessa terra. Agli eterni scettici si può domandare quale risposta dessero in Grecia, in Roma, nelle stesse colonie schiaviste del Sette-Ottocento i proprietari di schiavi, i sociologi e gli schiavi stessi sulla possibilità che un giorno l’istituto della schiavitú sparisse; e quale risposta avrebbero dato l’ugonotto di Francia e l’ebreo di Spagna a chi avesse loro profetato che il giorno sarebbe venuto per una pacifica convivenza dei culti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





Caino Grecia Roma Sette-Ottocento Francia Spagna