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      Errore e illusione, o per lo meno grandissima unilateralità. Come sempre accade alle tesi innovatrici, il marxismo ha posto in risalto un dato, sia pure essenziale, del problema; ma per affermare quello ha sacrificato tutti gli altri. Vi sono dei valori essenziali nella vita cosí degli uomini come della società che non dipendono da una semplice trasformazione ambientale, che si pongono sempre e dovunque ci si innalzi sopra la vita animale, e che richiedono, per essere compresi, l’educazione e gli sforzi di una lunga serie di generazioni: anzi si può dire che essi costituiscono il presupposto indispensabile per quella stessa trasformazione ambientale dai socialisti auspicata. Se gli uomini non hanno radicato né il senso della dignità né quello della responsabilità, se non sentono la fierezza della loro autonomia, se non si sono emancipati nel loro mondo interiore, non si fa il socialismo. Si fa lo Stato caserma, lo Stato prussiano, uno Stato che è libero nell’etichetta, ma schiavo nella sostanza. Senza la tappa del libero esame e la tappa dell’89, tappe che ad ogni generazione spetta peraltro di ripercorrere, il socialismo si riduce ad un melanconico sogno di burocrati.
      L’impotenza del socialismo marxista di fronte ai problemi di libertà e di moralità, si rivela anche nella sua relativa incapacità a penetrare il fenomeno fascista. Esso non vede nel fascismo altro che un fatto brutale di reazione di classe, la forma moderna, tipica, di reazione capitalistica. Il fascismo è, tout court, la borghesia che ricorre alla violenza per opporsi all’ascesa proletaria.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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