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      Esso dovrebbe aver riguardo soprattutto ai compiti immediati, ai fini conseguibili in uno spazio ragionevolmente breve di anni. Un solo punto dovrebbe restar fermo: e cioè accettazione nel fatto (sui libri si sbizzarriscano pure i filosofi della storia) del metodo liberale di lotta politica. Qui non saprebbero ammettersi equivoci o contraddizioni. Non si può organizzare la rivoluzione e pretendere contemporaneamente dagli avversari che si rassegnino a una graduale penetrazione dello Stato sino alla pacifica conquista del potere.
      Una riorganizzazione del movimento socialista italiano sulle linee piú sopra accennate – riorganizzazione che vive già in potenza nella alleanza delle sinistre italiane nella lotta per la libertà e la repubblica del lavoro – contribuirebbe immensamente a risolvere quello che sarà il piú delicato problema del domani postfascista: assicurare un saldo governo all’Italia. Non c’è dubbio che una delle cause del trionfo fascista fu dovuta alla degenerazione della vita parlamentare, alla impossibilità di raggruppare attorno a un programma costruttivo un nucleo omogeneo di forze. I socialisti, che saranno inevitabilmente al centro del governo di domani, dovranno mettersi in grado di valorizzare con un programma realista e una organizzazione elastica i vasti consensi che certamente avranno in larghi strati della popolazione. Dico di piú: il passaggio alle responsabilità di governo imporrà ai socialisti di attenuare il troppo rigido concetto di classe, incompatibile con un normale funzionamento delle istituzioni democratiche.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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