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      Non così la Gaudenzi. Il nostro amico, parlandoci un giorno di sua madre, ci fece vedere un libro, che teneva carissimo, nel quale davasi di lei il seguente giudizio: «Anche nel bel mondo ballante si trovano le rare fenici. La Gaudenzi è una di quelle; ella balla con agilità inarrivabile, con elegante portamento e con brio vivacissimo; il corpo suo è sì ben formato che sembra fatto per ballare. È grande attrice pantomima; con un volto oltre ogni dire bellissimo esprime al vivo le diverse passioni dell'animo, la tenerezza, il dolore, lo spavento, l'allegria, il furore». Noi siamo inclinati a credere che l'autore dell'opuscolo, stampato a Milano dal Motta, dove stanno queste parole, fosse uno spasimante della Gaudenzi, e che però caricasse le dosi; tuttavia viene una gran voglia di credergli, quando si pensa che tutta Europa andava perduta dietro a codesta Gaudenzi, mentre pure aveva uno stile di danza contrario a quello allora in voga. Ma se ella poteva danzare con ragionevolezza d'arte, non poteva far scomparire le assurdità della composizione coreografica; però nel nuovo ballo del Pitraut, dopo essersi gettata nelle braccia dello sposo Ercole, doveva adattarsi a ballare un pas de trois con lui e con Jole, e solo poteva mettere in atto tutte le riforme ch'ella avea introdotte nella danza quando eseguiva l'a solo. - Ella avea compreso che la danza non è altro che un'arte plastica viva e vera, in cui la figura umana, dotata di forme bellissime, s'atteggia a consigliar pose e movenze e contorni eleganti alla pittura e alla scultura.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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