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      - No, che non fu côlto nella stanza..., usciva un altro ad interrompere...
      - Fuggiva quando noi ci siamo accorti del rumore.
      - Bisogna dir le cose giuste.
      - Perdoni, illustrissimo signor conte... ma noi siamo accorsi quando l'uomo fuggiva....
      - Ma no, non è così...
      - Illustrissimo signor conte, dee sapere...
      Ma al signor conte illustrissimo scappò la pazienza, e disse al cameriere, già disceso in giardino:
      - Vieni su in camera, e conduci con te uno di questi uomini.
      Mentre il cameriere obbediva, gridava uno dalla siepe che divideva il giardino di casa V.... dal giardino del marchese defunto:
      - Qua tutti, presto.... che è venuto il signor tenente del Pretorio.
      Amorevoli non aveva mai parlato; nella sua testa era un tal cozzo di pensieri, che gli pareva di sognare, e solo volse lo sguardo alla finestra della stanza della contessa, quando vide uscir molti lumi dalle finestre del palazzo; poi ripiegò il capo come sdegnoso di vedere e di esser veduto. Bensì, quando sentì nominare l'ufficiale del Pretorio, provò qualche cosa entro di sè che assomigliava ad un sollievo. Ma fu di breve durata; chè un pensiero crudo come la fitta di un coltello gli attraversò la mente.... il pensiero che l'unica giustificazione che gli rimaneva per togliersi da quel tristo impiccio non era adoperabile per nessun modo. Egli aveva veduto fuggire un uomo; comprendeva che trattavasi d'un qualche delitto, sebbene non sapesse immaginarsi quale; ma nel tempo stesso pensava che si poteva fracassargli le ossa colla corda e il cavalletto, ma non strappargli di bocca il nome della contessa.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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