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      Vi sono uomini, tutt'altro che esemplari, più donne che uomini se si bada alla mollezza del costume, alle abitudini da cui son tratti da condizioni speciali; ma che, in certe contingenze della vita, si son fatta una legge morale, la quale nemmen sanno dove l'abbiano attinta, ma che per loro è incontrovertibile. Una di queste leggi morali, a cui Amorevoli obbediva con religione di scrupolo, con quella religione onde taluni sono schiavi dei pregiudizj, i quali sono i padroni più despoti dell'uomo, era quella di non compromettere mai la donna colla quale aveva avuto od aveva tresche d'amore. Potea essere debole in tutto; in questo era un eroe; non lo sgomentava per nulla l'idea della colpa; ma lo facea fremere soltanto l'idea che altri potesse mettere in piazza il nome di una donna amoreggiata. Quando dunque gli si affacciò alla mente il pensiero, che a palesare il motivo della sua venuta in quel giardino, tutto si potea sventare, lo respinse come una abbominevole tentazione.
      - Avete sentito? - fu detto allora ad Amorevoli, - venite con noi; suvvia presto, che cosa state pensando?
      - Badate ai fatti vostri, e statemi un tantino discosti... so far la strada da me, senza essere sorretto. Spicciamoci.
      Amorevoli pronunciò queste parole in modo, che a quella gente passò la voglia di dir altro, e si avviarono.
      Per una callaja che era aperta nella siepe di divisione entrarono nel giardino del marchese F... Sotto l'atrio del palazzo li attendeva il tenente del Pretorio con un barigello, un guardiano e un fante, come allora venivano appellati.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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