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      - S'egli in quel punto si fosse limitato a descrivere la felicità, certo vi sarebbe riuscito; chè egli amava allora, riamato, quella virtuosa e leggiadra fanciulla, che poi sposò coll'assenso de' superiori, colla benedizione dei parenti, con tutti i più felici augurj degli amici, colla contentezza della Francia, che preconizzò altissime sorti al suo giovine poeta, il quale si assestava nella vita con tutto il suo agio, stornando per sempre, coll'applicazione di un matrimonio precoce, quelle feroci ambascie del cuore che troppo spesso hanno la compiacenza persin di sfiancare i più robusti intelletti. Così il primo poeta della Francia fece coll'amore la cura dell'amore, e, avendolo in isbaglio preso per il sole, lo curava intanto al pari di una malattia, innestandoselo come il vajuolo. L'amore è una malattia; una delle più terribili malattie del genere umano, in quanto i nove decimi degli uomini ne devono essere flagellati almeno una volta nella vita. Se non è oggi, sarà domani, ma verrà il tuo giorno anche per te, o gaudente bevitore di wermuth. Felici noi, soltanto, che, grazie al cielo non siam più di primo pelo, e che, avendolo subìto a' nostri giovinetti anni colla sequela di non so quante ricadute, ora, al pari di Renzo, possiam diguazzarci in mezzo al flagello, sicurissimi d'andarne illesi. Ma chi fosse innamorato della definizione di Hugo e sospettasse il paradosso nelle nostre parole, a persuadersi rifletta questo fatto, che di tante centinaja di migliaja di suicidj onde l'umanità fu contristata da Adamo in poi, di due terzi buonamente ne fu cagione l'amore; a compire l'altro terzo, pare abbia contribuito la confraternita dei debitori.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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