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      Donna Paola, fattasi forte, per non amareggiar troppo la contessa, onde nascondere il profondo stupore dell'animo a quel racconto, stette anch'ella un momento silenziosa, poi soggiunse con un accento blando, e come se volesse far scorrere un balsamo refrigerante sull'arida piaga di quella che stava innanzi a lei come una colpevole:
      - Quel che si dee fare, voi già lo sapete, povera e cara donna mia; lo sapete e lo avete pensato.
      - Io?
      - Voi, mia cara. Vi sono tali partiti da prendere, in alcune gravissime condizioni della vita, partiti voluti dalla ragione, dal dovere, dalla giustizia, dalla generosità, che, anche nella più tempestosa irresoluzione dell'animo, è impossibile non balenino di colpo alla mente come la luce dell'evidente verità. Però anche a voi dev'essere già venuto in cuore ciò che dovete fare. Le paure, i falsi rispetti, i pregiudizj vi avranno, dopo, fatto rigettare il primo partito, ed anzi ve lo avran fatto parer detestabile. Io conosco queste cose purtroppo, cara mia, perchè le ho provate. Ma sempre si mette in salvo chi sa scansar le vie tortuose, e piglia la strada retta, e cerca il giusto. Ditemi ora la verità, mia cara, non avete già pensato a un tale partito?
      - Ah sì, voi dite il vero; ma nelle conseguenze io vedo un abisso che mi spaventa.
      - Lo comprendo... ma ciò che è necessario dev'esser fatto. - E tacque con un'espressione quasi d'autorità severa.
      - Il silenzio generoso di colui, continuò poi, il quale, per un'inezia (un'inezia, intendiamoci bene, in faccia all'infame delitto ond'è imputato), può condurlo, voi già lo sapete, fino alla tortura, perchè così comanda la legge, la quale vuol far scoppiar violentemente la verità dai corpi umani, come quando si preme la vena per farne uscir sangue.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Paola