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      Se taluno de' nostri lettori è così mal andato di salute da rifiutarsi a credere ciò che diciamo, non getteremo nè il tempo nè il fiato per cercare argomenti a persuaderlo. Non si crede veramente se non ciò che si sarebbe capaci di fare.
      Di teatro in teatro, eran venuti ambidue la prima volta al Ducale di Milano, nel 1748, dove erano stati confermati per il carnevale dell'anno 1750. Godeva il Bruni dei trionfi della sua, diremo dunque, pupilla; godeva a sentirla lodata dappertutto dell'onesta virtù onde conservavasi ornata; perchè, anche ne' tempi del più indulgente galateo morale, e del più rilasciato costume, la virtù è sempre applaudita e rispettata, al pari del vero bello artistico che trionfa ognora, pur nel mezzo delle deviazioni del gusto. Pensi ora adunque il lettore che pugnalata al cuore di Lorenzo dovette essere la prima voce che gli giunse all'orecchio del sospettato amore di Margherita con Amorevoli e, più che dell'amore, della notturna tresca. Per verità che non prestò fede neppur un istante a quella bugiarda voce, e tanto più che, quando entrò nel camerino della Margherita a dirle di che trattavasi, le vide l'innocenza in volto e s'accorse d'un'ingenuità fin quasi stolta in quel suo ridere spensierato. Ma che fa l'esistenza delle virtù se nessuno ci crede?
      Lorenzo, pur mettendo da canto ogni altro affetto, sentiva l'entusiasmo della vittoria nel poter dire: - Cosa mi diventano tante dame superbe che tutti i giorni cambiano il cicisbeo come la camicia? cosa mi diventano al confronto di questa povera figliuola di un grottesco e di una figurante?


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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