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      E venne l'ora del ballo, e il momento in cui usciva la Gaudenzi divina.
      Ma che è questo? che novità? che segreto? Cos'è successo?... Ah! noi non sappiam cosa dire, ma il fatto è così precisamente, lettori miei. La Gaudenzi venne accolta da un bisbiglio ostile, intercalato da una dozzina di fischi portentosi, indarno respinti da pochi battimani, che si ritirano tosto, quasi vergognosi d'essersi compromessi.
      Da che dunque poteva dipendere questo inaspettato cambiamento delle teste del pubblico? Da un fatto assai semplice: da ciò che, essendosi egli ostinato nel credere agli amori della Gaudenzi con Amorevoli, e avendo sperato, quando sentì ch'essa era stata citata a comparire in Pretorio, volesse confessare ciò che generosamente e cavallerescamente il tenore aveva taciuto; gli venne un fiero dispetto di quell'aspettazione delusa, e più ancora della supposta ipocrisia della fanciulla, che si pensò non avesse voluto corrispondere alla delicatezza dell'amante, per continuare a godere in faccia al mondo di quella gran fama d'onestà, usurpata a troppo buon mercato; la quale onestà, in quella universale rilassatezza del costume, era così eccezionale e strana, segnatamente se la si applicava al teatro, che se molti avean prima potuto apprezzarla, altri l'avean sopportata di mal animo, come un'ostentazione; e questi altri, i quali s'eran compiaciuti della scoperta che la Gaudenzi fosse pur essa infine una donna da teatro come tutte le altre, si rivoltarono senza ritegno contro al preteso sforzo che, secondo essi, ella avea fatto per proseguire ad ingannare il mondo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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